Prova a pensare con una nuova prospettiva.
Guarda e ammira le varie sfacettature.
Confronta i colori, le misure, i significati e i significanti.
Le parole prendono una nuova forma e soprattutto una nuova sostanza.
Adesso ce l’hai, la senti tua e nessuno te la può più portare via.
Ti appartiene e ne farai buon uso, perché come dice l’Uomo Ragno “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”.
Le parole diventano i tuoi strumenti di resistenza.
Resistenza positiva e creativa per opporsi a quel piattume grigio, corrotto e malato che aleggia in giro.
Parole pesanti come macigni per non cadere nel banale e nel già sentito.
Parole leggere per liberare suoni puliti e incotri di pace.
Parole elettriche e veloci per arrivare dritti al dunque, al cuore e allo spirito di tutti.
Parole, parole, parole. Cantava.
Sono solo semplici parole. Dicono.
Io invece, dico che possono dare vita a qualcosa di nuovo.
Prova a pensarci solo per un secondo.
Adesso si, le senti vero?
Anche tu, lo sai, stai tirando fuori parole resistenti.
Continua così e spargi il verbo.
Parole resistenti per gente resistente.
Davide
mercoledì 27 maggio 2009
mercoledì 20 maggio 2009
Giorni migliori
Sei un mercoledì mattina di sole, tra caffelatte e cereali.
Sei un bacio rubato ai tuoi mille discorsi.
Sei un paio di gambe tra le mie.
Sei un paio di guinnes in una sera di primavera in periferia.
Sei la sorpresa di un regalo inaspettato.
Sei quel profumo.
Sei parole dette con un abbraccio.
Sei un lampo caduto per farmi stare bene.
Sei i miei giorni migliori.
Sei un bacio rubato ai tuoi mille discorsi.
Sei un paio di gambe tra le mie.
Sei un paio di guinnes in una sera di primavera in periferia.
Sei la sorpresa di un regalo inaspettato.
Sei quel profumo.
Sei parole dette con un abbraccio.
Sei un lampo caduto per farmi stare bene.
Sei i miei giorni migliori.
lunedì 18 maggio 2009
We can be heroes just for one day
Maggiori info, giusto per farsi un'idea di cosa succede nel mondo:
Progetto Birmania
Free Burma's Political Prisoners
The Burma Campaign UK
"Prevarremo perché la nostra causa è giusta, perché la nostra causa è fondata. ... La Storia è dalla nostra parte. Il Tempo è dalla nostra parte..."
Aung San Suu Kyi
Progetto Birmania
Free Burma's Political Prisoners
The Burma Campaign UK
"Prevarremo perché la nostra causa è giusta, perché la nostra causa è fondata. ... La Storia è dalla nostra parte. Il Tempo è dalla nostra parte..."
Aung San Suu Kyi
sabato 16 maggio 2009
Io dal physiocoiffeur non ci vado!
Il mio barbiere è andato in pensione il 31 dicembre 2008.
E’ da quando sono nato che andavo da lui a farmi tagliare i capelli.
Ci andavo io, mio padre e anche mio nonno.
Questo per farvi capire da quanto quest’uomo lavorava.
Mi ricordo che quando ero piccolino mi mettevano su un cavallino nero per tagliarmi i capelli e questa cosa mi piaceva tanto.
Almeno due volte all’anno per venticinque anni sono stato da lui.
Era un appuntamento fisso e un punto fermo della mia vita.
Era come il natale e la festa di san pietro, tutti gli anni arrivava.
Gli anni passavano e lui rimaneva, le ragazze cambiavano e lui mi tagliava ancora i capelli, la cremonese retrocedeva sempre più in basso e lui invece era sempre li.
Adesso non c’è più.
Adesso è solo un piacevole ricordo.
Oggi mi sono preparato psicologicamente e mi sono incamminato verso il barbiere più vicino a casa mia.
Si, devo assolutamente tagliarmi i capelli e da qualcuno devo pure andare.
Consigliato da un po di gente mi dirigo verso “Ginetto”.
Una volta davanti alla vetrina però vedo la scritta dell’insegna e leggo: “Physiocoiffeur” – da Ginetto o una roba simile in inglese.
Non ci penso più di due secondi, giro i tacchi e me ne vado.
Mentre torno verso casa mi chiedo, ma che cazzo è un “Physiocoiffeur”.
Ti sistema i capelli e il fisico? Lo spirito?
Che cazzo è?
Comunque a me non interessa, io cercavo un barbiere.
Un semplice barbiere.
Chiedo troppo?
Arrivo a casa, sfoglio le pagine gialle e mi accorgo che la voce barbiere non esiste. Idem per le pagine bianche.
Sfoglio meglio e scopro che adesso si chiama parrucchiere per uomo.
Cosa?
Il parrucchiere è quello per le donne. Punto.
Il parrucchiere per uomo non esiste, esiste il barbiere e basta.
Leggo nomi stilosi in inglese e in francese che niente hanno a che fare con la parola barbiere.
Style, hair, fashion, coiffeur, poi nomi tipo bigodini trandy, un diavolo per capello, barber shop, nuova idea uomo, beauty club.
Non ci posso credere.
Perché non esite più il caro e vecchio barbiere?
Sono diventati fuorilegge?
Perché adesso devono utilizzare tutti questi nomi del cazzo?
A me manca il mio barbiere.
Mi manca il suo negozio con l’arredamento anni ’60 originale, la sua gentilezza, quel profumo di balsamo leggero e il suo stile.
Mi manca quando arrivavo, prendevo una rivista di auto e mi accomodavo su quelle poltroncine fanstastiche che t’inglobavano piano piano.
Mi manca sedermi sulla poltrona e dire, “il solito taglio con la misura più alta della macchinetta”.
Mi manca sentire quelle mani ferme e decise passare sulla mia testa.
Mi manca quando mi alzavo e soddisfatto mi guardavo allo specchio.
Venticinque anni di relazione non sono mica poco, non sono mica uno scherzo.
Sono tutta la mia vita, sono un giubileo e sono gli anni che ci metterà la Roma a vincere il prossimo scudetto.
Venticinque anni terminati in un abbraccio e in una stretta di mano che ci siamo dati l’ultima volta che ci sono stato in dicembre.
Con questo post ho voluto aprire il mio nuovo blog perché l’arte del barbiere deve essere ferma e sicura come l’arte dello scrivere.
Qui voglio fermare appunti di vita, emozioni, persone e passioni.
Qui voglio sfogare la mano, scrivere, riscrivere, sbagliare, cancellare e ricominciare.
Qui voglio avere un confronto con chi legge.
Qui voglio creare un nuovo punto fermo per me dove poter tornare tutte le volte che ne avrò bisogno.
Gabba gabba hey!
Davide
E’ da quando sono nato che andavo da lui a farmi tagliare i capelli.
Ci andavo io, mio padre e anche mio nonno.
Questo per farvi capire da quanto quest’uomo lavorava.
Mi ricordo che quando ero piccolino mi mettevano su un cavallino nero per tagliarmi i capelli e questa cosa mi piaceva tanto.
Almeno due volte all’anno per venticinque anni sono stato da lui.
Era un appuntamento fisso e un punto fermo della mia vita.
Era come il natale e la festa di san pietro, tutti gli anni arrivava.
Gli anni passavano e lui rimaneva, le ragazze cambiavano e lui mi tagliava ancora i capelli, la cremonese retrocedeva sempre più in basso e lui invece era sempre li.
Adesso non c’è più.
Adesso è solo un piacevole ricordo.
Oggi mi sono preparato psicologicamente e mi sono incamminato verso il barbiere più vicino a casa mia.
Si, devo assolutamente tagliarmi i capelli e da qualcuno devo pure andare.
Consigliato da un po di gente mi dirigo verso “Ginetto”.
Una volta davanti alla vetrina però vedo la scritta dell’insegna e leggo: “Physiocoiffeur” – da Ginetto o una roba simile in inglese.
Non ci penso più di due secondi, giro i tacchi e me ne vado.
Mentre torno verso casa mi chiedo, ma che cazzo è un “Physiocoiffeur”.
Ti sistema i capelli e il fisico? Lo spirito?
Che cazzo è?
Comunque a me non interessa, io cercavo un barbiere.
Un semplice barbiere.
Chiedo troppo?
Arrivo a casa, sfoglio le pagine gialle e mi accorgo che la voce barbiere non esiste. Idem per le pagine bianche.
Sfoglio meglio e scopro che adesso si chiama parrucchiere per uomo.
Cosa?
Il parrucchiere è quello per le donne. Punto.
Il parrucchiere per uomo non esiste, esiste il barbiere e basta.
Leggo nomi stilosi in inglese e in francese che niente hanno a che fare con la parola barbiere.
Style, hair, fashion, coiffeur, poi nomi tipo bigodini trandy, un diavolo per capello, barber shop, nuova idea uomo, beauty club.
Non ci posso credere.
Perché non esite più il caro e vecchio barbiere?
Sono diventati fuorilegge?
Perché adesso devono utilizzare tutti questi nomi del cazzo?
A me manca il mio barbiere.
Mi manca il suo negozio con l’arredamento anni ’60 originale, la sua gentilezza, quel profumo di balsamo leggero e il suo stile.
Mi manca quando arrivavo, prendevo una rivista di auto e mi accomodavo su quelle poltroncine fanstastiche che t’inglobavano piano piano.
Mi manca sedermi sulla poltrona e dire, “il solito taglio con la misura più alta della macchinetta”.
Mi manca sentire quelle mani ferme e decise passare sulla mia testa.
Mi manca quando mi alzavo e soddisfatto mi guardavo allo specchio.
Venticinque anni di relazione non sono mica poco, non sono mica uno scherzo.
Sono tutta la mia vita, sono un giubileo e sono gli anni che ci metterà la Roma a vincere il prossimo scudetto.
Venticinque anni terminati in un abbraccio e in una stretta di mano che ci siamo dati l’ultima volta che ci sono stato in dicembre.
Con questo post ho voluto aprire il mio nuovo blog perché l’arte del barbiere deve essere ferma e sicura come l’arte dello scrivere.
Qui voglio fermare appunti di vita, emozioni, persone e passioni.
Qui voglio sfogare la mano, scrivere, riscrivere, sbagliare, cancellare e ricominciare.
Qui voglio avere un confronto con chi legge.
Qui voglio creare un nuovo punto fermo per me dove poter tornare tutte le volte che ne avrò bisogno.
Gabba gabba hey!
Davide
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